destionegiorno
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Nato a Lugo di Ravenna, 11 febbraio 1951. Progettista meccanico, debbo dire che il mio lavoro è molto soddisfacente per creatività. Amo la pittura e scultura, ogni tanto cerco di riprendere la mano facendo qualcosa, l'ultimo mio lavoro in pittura è un affresco in camera da letto, in scultura è una ... (continua)
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Vincumali
Le sue 155 poesie
Una torma di bestie ch’oscurano il cielo,
senti lontano un frastuono possente,
son cupi rimbombi presagio d’un danno,
riflesse paure che ricorron la mente.
Avanza invadendo ogni spazio rimasto,
portando con sé ogni ombra latente,
poi come
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Flessioni del tempo distorte da eventi,
azioni causate da giudizi di getto,
un fievole cenno da mani sfuggenti
da giusto che era lo pone in difetto.
La sorte è chiamata a scusante del fatto,
quando l’avvento stravolge l’attesa,
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Sentieri segnati da foglie marcite,
ch’al passo par quasi girare sul molle,
nei boschi s’inerpica a fianco del colle
tra muschi argentati e brevi salite.
Il sole non passa, non cedon le fronde,
solo raggi riflessi portati dal vento,
come
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Qual fù nel tempo remoto il primo possesso
di quel sito che negl’anni ha passato di mano,
qual diritto è concesso nell’umano contesto,
innalzare i vessilli limitando l’accesso?
La natura, è comune a chi vive nel posto,
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Lunga è l’attesa al passar del tempo
inesorabile rallenta il suo percorso,
come il villico zappar di zolle il campo
e di soma a gravar sul nudo torso.
Nulla puoi fare se non colmar l’istante
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Ondeggian le fronde cullate da brezza,
come un vocìo di folla stipata,
sommi sapienti di rara saggezza,
testi d’un tempo, nell’era cantata.
Gravoso carpire dal soffio giudizi,
avverti sussurri dispersi nel vento,
accosti ogni nube ad
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Seducente ogni tuo sguardo,
ch’infonde fremito alla pelle
ed alla mente sale ch’ogn’altra
cosa alla vista mia estinta muta.
Il senno cede ad ogni voluttà
ch’ispira alla movenza tua
e nel toccar quell’attimo,
ogni realtà s’altera in
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Un levriero afgano dal regale portamento
a passeggio per il corso, ben pettinato,
si lusingava nel riflesso di vetrine
di quanto bello fosse, esser guardato.
Più avanti, all’angolo d’un vicolo dubbioso,
il rabattar tra spazzatura d’un
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Quel rudere dalle pietre smosse e levigate,
quante storie al mondo potrebbe raccontare,
amori, guerre che nel tempo son passate,
ora è l’eremo, di chi asilo vuol trovare.
Quattro mura con sopra un merlo scalcinato,
due finestre, a lato d’un
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Pensa fosse, ch’ad ogni bacio dato,
un fiore come d’incanto dal prato sorga
con tinte mai eguali a quello prima nato,
ma d’esclusiva essenza all’aria porga.
Pensa fosse, ch’ad ogni bacio avuto,
lo stesso fiore sia mutato in altri cento,
sino
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Nell’inganno del silenzio, cede la mente
ed ancor più a quel che l’occhio tace,
percepire ciò ch’al cuor t’appare assente,
mentre d’intorno a te, è quiete e pace.
Dove ti par venire quel sommesso cenno,
che nell’ombra e
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Ai primi freddi, di bruno e giallo si orna il manto,
con irte dita al ciel levate a supplicar lo spoglio
e pennellate, color bruciato a ritoccarsi il fianco,
sino a spogliar di fronde il vecchio tiglio.
Cambia parvenza, nell’aria odori funghi e
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Al dibattito comunale, per ligio appiglio,
il consigliere addetto all’urbanizzazione,
trova maniera per espropriare al meglio,
quei poderi confinanti alla stazione.
Nel piano regolatore v’è un centro culturale,
ov’ora c’è la
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Esile al veder, ma d’essenza appare quercia,
che nel passar del tempo i fulmini han temprato,
non cede a chi si pone nell’inganno e bercia,
ma il pugno leva a protezione del suo prato.
Tenero ha il cuore per chi patisce pene e pianto,
per chi
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Espongo di giusto quel che merito esige,
di quanto potessi nel mezzo vagliare,
nell’astro non v’è, ch’il talamo erige,
ch’in seguito pecca non faccia mancare.
Son fiamme d’assesto e non risentite
la furia dell’attimo dovuta all’ardore,
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