destionegiorno
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Nato a Lugo di Ravenna, 11 febbraio 1951. Progettista meccanico, debbo dire che il mio lavoro è molto soddisfacente per creatività. Amo la pittura e scultura, ogni tanto cerco di riprendere la mano facendo qualcosa, l'ultimo mio lavoro in pittura è un affresco in camera da letto, in scultura è una ... (continua)
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Vincumali
Le sue 155 poesie
Un cane, nel girovagare attorno al caseggiato,
venne fermato e condotto ‘nanzi al tribunale:
-Per la legge, vagabondare è un reato,
un atto indecoroso verso il bene comunale! -
-Ma Vostro Onore! Il girare è mio mestiere,
cerco di
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Certo è, che nel veder la prole,
distinto al viso tuo son di fattezze,
solo di gesti, non muove parole,
dolci lo sono, ci voglion carezze.
Cela lo sguardo ancora impreciso,
pone un sorriso con gote arricciate,
tendi la mano, vezzeggi
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Quel buio, sopprime ogni sguardo diretto,
nell’angolo stretto non sente ragioni nel dire,
ogni cosa che vede rigetta il sospetto,
neppure l’amore che gl’è dato, lo può garantire.
S’aggira tra frasche come belva vogliosa,
non
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Stringe il cuore quel che non posso fare,
nel dire quanto per te sì vero sentimento,
ch’al dir per quanto paragone possa portare,
l’immaginario astrale vien solo d’ardimento.
Lauto parrebbe a vista del viandante,
ciò ch’alluscir
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Una formica, stanca della vita abituale,
decise una mattina di darsi all’avventura,
uscì dal nido e passò oltre il crinale,
sino al ruscello che tagliava la radura.
Vide un petalo che con brevi volute,
sull’acqua posava sospinto da fievoli
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Passa nel tempo ciò che ora s’oscura,
ma nel volger la via una traccia mantiene,
nella mente si salda e v’erige le mura
dell’oblio precario, per confonder le pene.
E’ quando si presenta egual condizione,
le cinta di prima che
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Musa non v’è, ch’al senno possa donare
fiorente estro, cagion d’intenso amore.
Tu stessa guidi la mano a stesura di canti,
ténere note a noi volte, fulgidi amanti.
Nulla potrei, s’al passo tuo non fosse,
ch’al volger di mano
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Volano i giorni nell’esserti accanto,
come un ruscello che volge in discesa,
tu porgi l’orecchio, ascolti il suo canto,
di note sussurra l’amor che palesa.
Son note segnate s’un foglio di cielo
di cirri rimossi che si pongono a fianco,
sino a
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Senti lo foco di lame ardenti salir la mente,
ch’al sfiorar la pelle tremiti induce ed all’oblìo,
come lo fiume al mar la foce espande.
E’ sì puro amore, che al fonder acqua accresce,
mai sazio di blandizie che non di vezzi,
ma ad ogni tocco,
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Mai fu, per quanto infame stringer quell’ intesa,
ch’accorporò quei scissi sotto l’unica bandiera,
un solo capo, nutrito in devozione come Eterno
e decretar così, chi vada in paradiso o nell’inferno.
Fu enunciato dal concilio come
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Nell’aria si odon parole sepolte,
come frammenti fissati a quel luogo,
stipati alla mente come tante raccolte,
s’ergono al cielo come vampe di rogo.
Corolle di fiori che fan da contorno
a quei paesaggi con scorci montani,
la quiete ovattata
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Se in cuor tuo la tristezza non trova affranco,
ti vien d’immaginar nessuna uscita,
come un fringuello, che per cantar cede la vita,
nel continuar tra quattro mura il mesto canto.
Nulla chiede o pone, ma resta appresso
e confortar ogni
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Quegl’occhi sgranati in richiesta d’aiuto,
con braccia protese ad un flebile abbraccio,
sulla terra è disteso il corpicino appassito,
col capo adagiato s’un pezzo di straccio.
La madre, il viso sdrucito dal sole e la fame,
ha fisso lo sguardo
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Le note che un tempo parevan passate,
di fresco ritrovano quel flesso d’acuto,
parevan deposte in rimesse offuscate,
perché dell’impiego non venisse saputo.
Son note che danno finezza alla vita,
c’ognuno di noi, non vorrebbe obliare,
nel
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Ricordo la voce di richiamo al balcone,
il cortile assolato d’innanzi al caseggio,
le sfuriate di Gemma che brandisce un bastone
nel corrermi appresso, pensando del peggio.
Ricordo soffuso mi vien da quiei giochi,
fatti di spago e d’oggetti
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